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Fotografia di interni – Seconda parte

Nella prima parte abbiamo visto i fondamentali della fotografia di interni: attrezzatura e composizione. Se non l’hai ancora letta, sarebbe meglio farlo prima di continuare. Clicca qui per vedere Fotografia di interni: prima parte.

Nella seconda parte vedremo l’illuminazione e la post produzione… che è dove le cose cominciano a essere interessanti! Forse ti ricorderai che ho detto che diversi elementi sembrano cospirare contro di te quando fotografi gli interni: la luce, il colore, i riflessi, lo spazio e il tempo. Cioè praticamente l’intero universo, ma ciò non ci impedisce di provarci! In verità la maggior parte di questi problemi si può risolvere con un solo elemento, e cioè… la luce.

ILLUMINAZIONE

Esistono generalmente due tipi di fotografi di interni: quelli che si portano la propria illuminazione e quelli che usano soltanto la luce ambientale che trovano sul posto, che sia essa naturale o artificiale. Nessuno dei due approcci è giusto o sbagliato, ma ognuno di essi avrà dei vantaggi e degli svantaggi.

L’utilizzo di illuminazione extra ovviamente ti rallenterà e probabilmente avrai bisogno di qualcuno che la trasporti e che la installi. Nella mia fotografia io utilizzo l’illuminazione e, in base alle dimensioni dell’abitazione, ho di solito bisogno di un intero giorno o due per fotografare, lavorare con un assistente e un paio di luci e modificatori. Allo stesso tempo esistono fotografi di immobili che devono fotografare due o tre proprietà in un solo giorno. In quel caso non è possibile, e nemmeno necessario, fare i creativi con l’illuminazione. Il budget, il tempo e le richieste ti detteranno il modo di lavorare e il cliente, molto giustamente, dovrebbe ricevere ciò per cui sta pagando.


A volte una stanza s’illumina da sé. Non è stato aggiunto nulla qui, solo la luce disponibile e qualche finestra nel posto giusto.
Cliente: Relais dell’Abbazia, Verona

Quindi, il tempo e il denaro sono una questione importante, ma arriviamo al punto reale della situazione. In qualità di fotografi, vi sono tre caratteristiche di luce a cui dovremmo pensare in ogni momento: la quantità, la qualità e la direzione. Si riduce tutto a questo. Se fotografo un interno con solo la luce ambientale, vuoi per fare una singola esposizione oppure una serie di esposizioni come immagine High Dynamic Range (HDR: ne parleremo ulteriormente più avanti), delle tre caratteristiche elencate sopra ce n’è solo una su cui ho un qualche controllo, ed è la ‘quantità’: l’ammontare di luce che entra nell’obiettivo. Fondamentalmente posso ottenere la corretta esposizione e posso assicurarmi che le parti illuminate e le ombre non siano clippate, ma questo è praticamente tutto. Non ho assolutamente alcun controllo sulla qualità o sulla direzione della luce.

Con la mia illuminazione, d’altra parte, ho il controllo su tutte e tre le caratteristiche. Posso potenziare una scena piatta con un po’ di luce dura, posso imitare la morbida luce naturale che entra da una finestra, posso rivelare gli elementi nascosti, posso far emergere certe superfici e strutture e, ancora più importante, posso aggiungere un senso di profondità allo spazio, creando un’immagine in cui puoi quasi camminare. Ecco cosa può fare la mia illuminazione per me ed ecco perché esco mai di casa senza!

In realtà, non è vero. Ci sono volte in cui non aggiungo alcuna illuminazione, ad esempio quando la luce naturale è già perfetta o quando fotografo per un architetto che si è impegnato molto per creare un effetto con la luce ambientale. In quel caso, il mio lavoro consiste semplicemente nel descrivere quella luce e non nel cambiarla. Il rispetto è un dovere.


Quando fotografo per gli architetti cerco di rispettare la luce che hanno creato senza aggiungerne di mia.
Clienti: Stefano Frosi e Roberto Nicoletti (Delineo Design HQ).

ATTREZZATURA

Nella prima parte ho elencato la fotocamera e gli obiettivi che porto con me, quindi non lo ripeterò qui. Vediamo semplicemente ciò che uso in termini di illuminazione.

  • Un flash: spesso mi bastano due flash da 400 W alimentati a batteria, che sono piccoli e portatili e possono accogliere un’ampia gamma di modificatori. La potenza è al limite inferiore rispetto a ciò di cui ho bisogno, specialmente una volta che aggiungo un gel o un modificatore.
  • Flash RX600: per proprietà più grandi e per gli hotel porto con me anche un paio di monoliti da 600 W. Questi sono normalmente alimentati alla presa elettrica, ma per evitare il groviglio di cavi in giro li aggancio a un alimentatore Paul C Buff che può gestirli entrambi allo stesso tempo.
  • Ombrello fotografico: porto con me tre o quattro ombrelli, riflettenti e shoot-through in varie dimensioni.
  • Ezybox Lastolite: per evidenziare certe aree o certi elementi della scena ‘a mano’.
  • Diffusori e riflettori Lastolite: sempre utili.
  • Supporti leggeri Manfrotto.
  • Treppiede in fibra di carbonio Manfrotto 055 dotato di una testa a cremagliera Manfrotto 410 Junior.

TECNICA

Come ho già detto prima, non sono un grande sostenitore dell’HDR, perché non mi offre molto controllo sulla luminosità. Per chi non la conosce, l’HDR è una tecnica che ti permette di scattare una serie di esposizioni (su un treppiede) che tra loro contengono tutte le informazioni in una data scena, dalle aree più scure a quelle più chiare. In questo modo puoi eccedere la nativa gamma dinamica del tuo sensore ed evitare il ‘clipping’ delle zone illuminate o in ombra. Non è perfetto, comunque, e può creare un effetto surreale o piatto se ti affidi completamente ad esso.

Io utilizzo l’HDR nel mio flusso di lavoro, ma per me l’immagine risultante è un punto di partenza piuttosto che un punto di arrivo. L’HDR mi consente di mantenere una minima quantità di dettaglio, ad esempio, nelle finestre o nelle ombre di lampadari, che più tardi renderò omogenea.

Una volta scattata una serie di esposizioni per HDR, scatterò alcune esposizioni singole con la mia illuminazione. Qualche volta c’è spazio per posizionare una luce al di fuori dell’inquadratura, il che rende le cose più semplici. Altre volte chiedo al mio assistente di fare un giro della stanza e puntare il flash verso certi elementi da certi angoli per aggiungere un senso di profondità. Se fai le cose con cura, puoi anche far risaltare delle strutture e delle superfici che altrimenti resterebbero nascoste.


Prima e dopo l’illuminazione.
Cliente: Palazzo Garzoni Moro, Venezia

 Dai un’occhiata all’esempio qui sopra. La stanza e i tessuti erano adorabili, ma c’era pochissima luce che filtrava quel mattino. Lo scatto in cima mostra una singola esposizione ed è praticamente com’era il posto in realtà. Ovviamente è buia, ma le luci delle finestre sono già clippate. Un HDR, qui, farebbe risaltare l’esposizione complessiva e controllerebbe le zone di luce, ma non avrebbe mai evidenziato quei tessuti sulla parete dietro al letto o la testiera e i guanciali, o le tende e il pannello dietro la scrivania. Ecco il risultato della mia illuminazione aggiuntiva.


Il mio assistente sistema un po’ di bella luce intorno alla stanza.
Cliente: Palazzo Garzoni Moro, Venezia

L’uso delle tue luci può anche risolvere il problema delle distorsioni di colore non desiderate. Ad esempio, uno spazio che si apre su un giardino riceverà molta luce verde proveniente dagli alberi e dall’erba esterni. O forse c’è un edificio giallo dall’altra parte della strada che riflette un bagliore giallo dentro la stanza. O magari c’è un tappeto rosso sul pavimento che fa rimbalzare la luce rossa per tutto il posto. Tutte queste cose introdurranno una distorsione di colore nelle varie parti della stanza. Tuttavia, un gentile colpo di flash spesso basterà per rimettere le cose a posto.

Soprattutto, l’illuminazione mi permette di divertirmi. Se uno spazio richiede a gran voce che la luce del sole entri dalla finestra, io posso fornirla. Se la giornata è uggiosa e c’è una luce spenta e piatta nella stanza, io posso aggiungere un po’ di profondità e di brio. E quando mi confronto con queste location davvero difficili ottengo un certo senso di sicurezza sapendo che con le mie luci e un po’ di duro lavoro posso praticamente sempre cavarmela con delle belle immagini.


Per aggiungere un po’ di energia a un giorno nuvoloso, il mio assistente era fuori sul tetto con un flash.
Cliente: Tenuta Santi Filippo e Giacomo 

POST PRODUZIONE

Ok, ecco che abbiamo fatto le foto e la nostra scheda SD è piena. Ora mettiamole nel computer. Il problema è che un fotografo che parla della post produzione è come un cuoco che parla di come miscela gli ingredienti. Spesso è solo una questione di gusto e di esperienza e il miglior modo per imparare in realtà è fare.

Il mio flusso di lavoro inizia su Lightroom e probabilmente userò tra i cinque e i dieci file per fare l’immagine finale. Ogni file avrà una differente esposizione o luminosità, ma queste saranno modificate con un bilanciamento standard del bianco e correzione dell’obiettivo in modo che ogni serie inizi dalla stessa linea guida.

Esporto queste immagini come tiff e avvio la serie HDR tramite il software PTGui per ottenere un file piatto e praticamente senza vitalità che userò come base su cui costruire tramite Photoshop, mascherando e spennellando a mano i file con diverse esposizioni o effetti luminosi su ogni livello fino a ottenere un risultato che mi soddisfi.

Lavorare in questo modo richiede un certo ammontare di pre-visualizzazione quando si fanno le esposizioni. Anche in questo stadio nella composizione dell’immagine, sto già cercando quei problemi che posso in seguito incontrare nel computer. Fissare tutte le mie opzioni di luminosità durante lo scatto mi risparmierà molto tempo nella post produzione.


Miscelare un flash morbido con la luce ambientale mi ha aiutato a evidenziare certe superfici senza rovinare l’atmosfera rilassata di questa proprietà veneziana.
Cliente: Views on Venice

Probabilmente sembra tutto molto complicato. In realtà è complicato! Ma i risultati vanno oltre ciò che puoi ottenere con la luce ambientale da sola e, se sei abbastanza acuto, sembrerà comunque abbastanza naturale.

Avrai bisogno di uno stabile treppiede, naturalmente, per evitare problemi di allineamento, e il tuo assistente deve assicurarsi di non toccare né muovere nulla nella scena una volta effettuata la prima esposizione.

Fondamentalmente funziona così: inspira, HDR, flash, flash, espira!

Colin DuttonAltri articoli per autore

Born in London, 1966. After taking a Degree in Documentary Photography at the University of Wales, Colin moved to Italy in 2002 where he lives with his wife and children. A professional photographer with clients worldwide, he is specialised in interiors, editorial and advertising on-location. Beyond his commercial work, Colin continues to develop his own personal projects for books and exhibitions and he presents talks and workshops on photography.

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