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Nozioni essenziali per la fotografia in strada

Negli ultimi anni, la fotografia in strada è passata dall’essere un’area specialistica e astrusa di immagini scattate principalmente da professionisti editoriali a essere l’attività principale di tutti gli appassionati. Le ragioni di questa nuova popolarità stanno nel fatto che è estremamente accessibile per la maggior parte delle persone, basta andare oltre la porta di casa e ricorrere al minimo ad attrezzature o a delle conoscenze specialistiche.

Tuttavia, accessibilità e semplicità non rendono facile la fotografia in strada. Proprio per niente, e probabilmente il problema maggiore è che come fotografo di strade sei molto esposto in due modi. Innanzitutto, dipende dalla tua intelligenza e dalle tue possibilità perché c’è molto poco in materia per avere un primo contatto. Ad esempio, se già fotografi paesaggi, magari inizi con un tema conosciuto come un lago o una montagna e da lì trovi la postazione migliore per quello che vuoi; poi, lavori sulle condizioni atmosferiche per avvicinarti alla luce che desideri. In strada non funziona affatto così. Lì sei semplicemente esposto a qualsiasi cosa potrebbe o no succedere mentre cammini. In secondo luogo, la fotografia in strada significa normalmente la presenza di persone e, se stai cercando alcune espressioni o gesti (vedi sotto Su cosa soffermarsi), sarai esposto all’interazione umana e molti di noi non si sentono a proprio agio a intromettersi visibilmente nelle attività di altre persone con una fotocamera.

Tuttavia, accetta questa “esposizione” e vedrai che la fotografia in strada è entusiasmante e gratificante quando ottieni uno scatto ben riuscito. Ricorda che chiunque può fotografare la stessa montagna ma le situazioni in strada in primo piano sono sempre uniche. Quando riesci a realizzare uno scatto che ti soddisfa, nessun altro potrà mai ripeterlo, e questo è davvero importante in fotografia!

 

Si comincia con la preparazione

Vorrei dire che le fotografie in strada richiedono una maggiore preparazione rispetto a qualsiasi altra. Potrà sembrare controverso, ma pensa a quello che sto per dirti. Per definizione, in un servizio fotografico durante una giornata normale, non hai assolutamente alcun controllo su quello che troverai ed è molto probabile che tutto si svolga velocemente. Pertanto, l’unica cosa che puoi fare per migliorare le tue possibilità di immortalare un momento particolare è preparare ogni cosa, avere piena familiarità con la fotocamera e gli obiettivi di cui disponi, saper anticipare il flusso degli eventi e un arsenale di idee di ciò che io chiamo “preset”, cioè tipo di inquadratura, composizione e tempi che già conosci e che puoi far entrare in gioco istantaneamente.

Naturalmente ci sono delle eccezioni, e sono le manifestazioni in strada come sfilate, mercati e simili, ma la definizione classica della fotografia in strada significa semplicemente camminare e stare attenti alle possibilità quando le incontrerai. Henri Cartier-Bresson, il maestro di questa forma, ha scritto: “Ho passeggiato per le strade tutto il giorno, sentendomi molto teso e pronto a cogliere al volo, determinato a “intrappolare” la vita, per preservarla nell’atto stesso di viverla”. Questo riassume abbastanza bene il metodo di lavoro della maggior parte dei fotografi di strada, e ha più a che fare con quel che si ha in mente che con qualsiasi aiuto che l’attrezzatura possa fornire.


I gesti e i momenti della fotografia in strada, come qui in un caffè sul marciapiede di Aix-en-Provence, sono generalmente fugaci e richiedono una reazione immediata e una preparazione

Lo stile dell’obiettivo

La lunghezza focale è la qualità principale che distingue gli obiettivi. Più è corta, più è ampio l’angolo di campo, più è lunga, più si restringe l’angolo di campo e quella che scegli per uno scatto particolare in genere dipende da ciò che richiede il soggetto e da come a te piace fotografare. Certamente ci sono ragioni pratiche per scegliere le lunghezze focali ma è più interessante abbinare gli obiettivi alla personalità e considerarli un modo per sviluppare il proprio stile. La maggior parte dei fotografi ha un rapporto con gli obiettivi che va al di là del pragmatico. La giornalista americana Mary Ellen Mark ha scritto: “La scelta dell’obiettivo è una questione di visione personale e di comodità”. Henri Cartier-Bresson credeva che un 50 mm “corrisponde a una certa visione e allo stesso tempo ha abbastanza profondità focale che non si trova negli obiettivi più lunghi”, mentre un 35 mm era troppo grande: “molto spesso viene utilizzato da persone che vogliono ‘gridare’. Poiché hai una distorsione, hai qualcuno in primo piano e ciò conferisce un effetto. Ma non mi piacciono gli effetti”. Annie Leibovitz ha affermato: “Devo cercare di evitare le immagini semplici. L’obiettivo che preferisco è il 28 mm perché mi dà una prospettiva diversa con un minimo di distorsioni”. In altre parole, un obiettivo dovrebbe essere l’estensione del tuo occhio ed è utile sviluppare un’autentica sensibilità per l’ottica.

 

Anche se pensi di aver adottato una lunghezza focale per il lavoro di strada, potrebbe essere utile eseguire un reset, almeno come esercizio, e riconsiderare la gamma di obiettivi in offerta. A questo punto ti avverto: non permettere a nessuno di dirti che c’è un obiettivo giusto o sbagliato e un modo corretto o erroneo per scattare. Perché dovrei dirti anch’io una cosa del genere? Perché nella fotografia in strada di ultima moda ci sono indicazioni conformistiche, in particolare quella che, per essere pura, deve essere eseguita alla maniera dei “vecchi maestri”, cioè con un obiettivo standard che racchiuda il “momento decisivo” di cui parlava Cartier-Bresson, meglio ancora, con una vecchia Leica e un rullino in bianco e nero. In realtà ciò è pretenzioso. Quel che conta è la foto che ottieni, in qualsiasi modo tu decida di farla. Se preferisci utilizzare una pesante DSLR con una batteria di obiettivi che ti grava sulle spalle, va bene lo stesso.

 

Obiettivi standard, come vediamo

Dai un’occhiata a una qualunque collezione seria di fotografie realizzate senza supporti a partire dal primo utilizzo di una pellicola da 35 mm verso la fine degli anni 20 fino ad oggi, e vedrai che la grande maggioranza delle foto erano, e continuano ad essere, scattate con obiettivi vicini alla lunghezza focale standard. C’è una ristretta gamma di lunghezza focale intorno ai 50 mm che dà un angolo di campo che la maggior parte di noi pensa sia sostanzialmente simile alla nostra visione e si chiama “standard”. È discreta, forse anche senza carattere, e questo sarebbe il motivo per cui molti fotografi la scelgono. Le ottiche degli obiettivi semplicemente non interferiscono con il soggetto e ciò rende gli obiettivi standard particolarmente adatti per la fotografia in strada. A livello visivo, non c’è nessuna lunghezza focale standard convenzionale, perché la nostra visione non è limitata da un’inquadratura rettangolare quindi non esiste un confronto diretto. Una definizione è la diagonale del sensore (circa 43 mm), un’altra è la lunghezza focale in cui la visione attraverso il mirino sembra uguale a quella dell’occhio nudo (ma dipende anche dal disegno del mirino). Forse la più sensibile è la lunghezza focale che dà quasi quello che la maggior parte delle persone sentirebbe come il proprio angolo di campo. È intorno ai 30º che è ciò che dà un obiettivo da 50mm su una fotocamera full-frame.

 


Lo standard in lunghezza focale copre un intervallo da circa 35 mm a 60 mm full-frame, ed è praticamente quello che la maggior parte delle persone riterrebbe normale.

Grandangolare: immersivo

Gli obiettivi grandangolari hanno lunghezze focali inferiori a 50 mm e, in generale, hanno un angolo di visione più ampio di circa 60º e fino a 90º prima di raggiungere il mondo più esotico delle super ampiezze. Su una fotocamera full-frame i classici grandangolari sono di 20 mm, 24 mm, 28 mm e 35 mm, ognuno con una lunga storia, ma ovviamente questi vengono ora inclusi in modo graduale negli obiettivi zoom da normali a grandi. Puoi usarli semplicemente per entrare ancor più nell’inquadratura, come un paesaggio esteso o un interno ma entrare in una scena da vicino e in modo personale con un grandangolare, trascina chi osserva nel bel mezzo dell’azione. È l’equivalente della “soggettiva” cinematografica. È difficile evitare la distorsione vicino agli angoli e ai bordi e la maggior parte dei fotografi che utilizzano grandangolari deve fare molta attenzione nei momenti dell’inquadratura e della composizione per evitare queste deformazioni come l’effetto uovo. Per lavorare nel modo più soddisfacente, questo stile dell’uso del grandangolare richiede una profondità di campo molto buona e quindi un’apertura piccola.

 


Uno scatto immersivo con grandangolare da 20 mm che trascina chi osserva proprio nel bel mezzo dell’azione. Ideale per le scene di folla.

Medio teleobiettivo: a distanza

L’opposto dello stile immersivo e aggressivo dell’uso del grandangolare è l’effetto più oggettivo dell’utilizzo di una lunghezza focale più lunga e, soprattutto per la fotografia in strada, ti concede un po’ di respiro in modo da poter scattare spesso (o prepararsi a farlo) senza essere subito notato. Le lunghezze focali di un medio tele tendono ad essere tra i 150 mm e i 200 mm e uno dei primi classici teleobiettivi per foto “a distanza” è stato il 180 mm ƒ2,8. Fotografare in questo modo tende ad essere un po’ “serioso” e rischia che ci si distanzi un po’ dall’azione, ma le cose non sono così pressanti quando si sta scattando a diversi metri di distanza. Un altro vantaggio è che l’effetto di compressione di un teleobiettivo rende lo sfondo relativamente più grande rispetto alla persona e ciò è di aiuto nell’inquadrare scatti puliti. I problemi sono rappresentati dal transito del traffico, sia veicoli che persone fra te e il tuo soggetto.


Un obiettivo con lunghezza focale fissa da 180 mm su una macchina fotografica tradizionale da 35 mm. Questo era il classico obiettivo “a distanza” che consentiva di fotografare senza essere osservati.

Teleobiettivo lungo: inosservato

I teleobiettivi lunghi sono meno utilizzati nella fotografia in strada perché, in primo luogo sono in genere ingombranti, pesanti e, secondariamente, spesso c’è un sacco di traffico che interferisce fra te e chiunque su cui tu voglia puntare la fotocamera. Detto questo, essi ingrandiscono cose così piccole e lontane che possono sorprenderti e se davanti a te hai un punto di osservazione adatto e sovrastante con molta azione, come un caffè sul marciapiede, puoi avere una considerevole scelta di soggetti da ritrarre. A volte uso un obiettivo a specchio con apertura fissa di 500 mm, una volta di moda negli anni 70 e 80, ormai poco utilizzato. Il peso leggero e le dimensioni lo rendono pratico per le foto in strada, anche se difficilmente utilizzabile a causa della sua apertura focale ƒ8, della messa a fuoco manuale e per il fatto che non è facile tenere fermo un obiettivo così leggero anche se con una grande capacità di ingrandimento.

 


Una scena di un caffè in strada a Bruxelles fotografata da 20 m con un obiettivo a specchio da 500 mm.

Lo stile da viaggio

Poiché la fotografia in strada significa camminare molto, è sicuramente più comodo avere con sé meno attrezzatura. Tuttavia, la crescente pressione da parte dei produttori di strumenti fotografici per “migliorare” la tua fotografia aggiungendo sempre qualcosa in più alla tua collezione, in questi giorni registra un notevole aumento della GAS (Gear Acquisition Syndrome). Di quanto hai effettivamente bisogno in quantità di oggetti e peso per fotografare in modo efficace? Ciò significa calibrare la scelta dall’apparecchiatura per quello che si prevede di aver bisogno (in particolare gli obiettivi) rispetto a un carico che ti porti addosso e che ti rallenterà se cammini per qualche ora. Piuttosto che fare come ti suggerisce il produttore che ti incoraggerà sempre ad acquistare di più, verifica come lavori in genere, scegliendo per esempio tra gli obiettivi, di cui ho parlato prima, quelli che ti interessano di più. Ancora più importante è chiederti quale percentuale di foto potresti scattare con un unico obiettivo. Le scelte più comuni sono le seguenti:

 

  • Fotocamera singola con unico obiettivo con una semplice cinghia, di solito da spalla/collo ma anche da polso. L’approccio più leggero per eccellenza.
  • Tracolla sling, indossata normalmente su una spalla con la fotocamera appesa ad una piastra ad altezza della mano quando il braccio è completamente abbassato. Di nuovo, una fotocamera singola con un unico obiettivo.
  • Cinturino e piastra. La fotocamera si aggancia ad una custodia a forma di fondina.
  • Custodia fondina. Come una cinghia ma offre maggior protezione alla fotocamera con un accesso leggermente più lento. La Manfrotto Street Camera Holster per DSLR è un buon esempio.
  • Borsa da spalla. Soluzione tradizionale, con un certo rischio di stiramento della spalla, ma più o meno necessaria se si desidera portare uno o più obiettivi supplementari. La Manfrotto Street camera shoulder bag per CSC è idrorepellente e sicura.


Una delle varie borse da spalla di Manfrotto

  • Zainetto. Molti tipi con accesso vario (di solito dall’alto). Forse non è la scelta più ovvia per la fotografia in strada ma, se vuoi tenere la fotocamera fuori dalla vista finché non trovi una situazione buona, questo ha i vantaggi di sicurezza se le strade in cui ti trovi non sono particolarmente sicure ed è meglio non avere l’aspetto di un fotografo. Per esempio, il Manfrotto Offroad Stunt Backpack o il Street camera backpack per CSC, con tasca per computer portatile.


Lo zaino Stunt di Manfrotto è ordinato e stretto, discreto e molto sicuro per le situazioni in strada dove potrebbero voler rubare una fotocamera.

La postazione della giornata

 Grandi città, cittadine, per tutte c’è un tipo di ubicazione. Tuttavia, la maggior parte delle persone non le classificano nel modo in cui i fotografi di strada invece devono farlo. Considerazioni importanti da fare sono il volume del traffico pedonale, ovviamente più pesante nelle grandi città e ciò dipende anche dalla larghezza delle strade e dal tempo atmosferico, dal giorno della settimana e dall’ora del giorno. Le strade pedonali vanno bene ma, in genere, sono piene più di turisti che di gente del posto, cosa che potrebbe incidere sulla scelta dei tuoi scatti.


Dopo un po’ di pianificazione, il lungomare di una città francese si è rivelato un luogo sicuro per trovare giocatori di bocce.

Su cosa soffermarsi

Certamente, sapere il tipo di immagine che hai intenzione di affrontare rientra in gran parte nella preparazione personale. Anche se non ci hai pensato in modo specifico, probabilmente alcuni tipi di inquadrature si creeranno naturalmente, in modo automatico. Se proprio non ti senti sicuro, è opportuno che passi del tempo a guardare i lavori di altri fotografi, e che faccia una lista mentale dei modi diversi di composizione a varie distanze e con differenti quantità di persone nella foto (una, due, piccoli gruppi, grandi gruppi, folle). Una buona risorsa è la categoria “Urban and Street Photography” del sito web lensculture.


Il momento di questo scatto è interamente rivolto a un’azione forte, un evento che consente un avviso di diversi secondi. Avevo bisogno di anticiparlo e decidere in anticipo sull’inquadratura

Un’altra è il sito Magnum Photos. Questo venerabile collettivo di fotografi ha una elevata percentuale di membri che fotografano in strada.


Un’altra situazione con pochi secondi di anticipo che prevedeva l’anticipazione del momento in cui la coppia in primo piano sarebbe passata attraverso l’inquadratura e sarebbe “rientrata” nella posizione che speravo.

Le persone si esprimono visivamente, cioè rispetto alla fotocamera, in tre modi, ognuno su una scala leggermente diversa. Da vicino c’è l’espressione di ciò che avviene sul volto. Poi c’è un gesto, di solito di mani e braccia. In terzo luogo c’è la postura, cioè tutto il corpo, sia in piedi, seduto o in movimento e come la gente si colloca, sta o si muove. È difficile concentrarsi su tutti e tre contemporaneamente ma, quando stai scattando, è importante mirare almeno a uno che si presenta in modo inconfondibile. Quasi senza alcuna eccezione, le persone davanti alla fotocamera diventano interessanti e vale la pena fotografarle quando si muovono e si esprimono in modi precisi. Non vale la pena fotografare espressioni piatte, posture curve e movimenti non eccezionali. L’ordinarietà ce l’abbiamo già, quindi perché dovremmo fotografarla? In conclusione, per la maggior parte di noi fotografi, l’interesse per le persone che vogliamo ritrarre si riduce al modo in cui si comportano.

 


Le espressioni attive sono sempre più attraenti di quelle piatte. Per circa 20 secondi, il volto di questa bambina ha attraversato una vasta gamma di espressività e questo momento, un’inquadratura su 10 scatti, è stato il più forte

Michael FreemanAltri articoli per autore

In a 40 year career, internationally renowned photographer and author Michael Freeman has focused on documentary travel reportage, and has been published in all major publications worldwide, including Time-Life, GEO and a 30-year relationship with the Smithsonian magazine. He is also the world’s top author of photography books, drawing on his long experience.
In total, he has published 133 books, with 4 million copies sold, including 66 on the craft of photography, published in 27 languages. With an MA in Geography from Oxford University, Freeman went first into advertising before launching his career in editorial photography with a journey up the Amazon.

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